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QUANDO ENTRI IN CHIESA
Carissimo/a fratello e sorella, con cuore di Padre e Pastore, ti accolgo e ti do il benvenuto in questa casa, casa di tutti! Ti ricordo che il Tempio in cui stai entrando, è la casa di Dio, e qui Gesù è presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, tuo cibo e tua forza di vita. Dio merita il meglio di noi stessi, sia nel cuore che nel corpo, pertanto ti propongo qualche semplice regola di comportamento per quando ti presenti davanti a Lui! Entrando nel tempio, fatti il segno della Croce con l’Acqua Santa, è il segno con cui sei stato accolto il giorno del tuo battesimo. Fai un saluto a Gesù Cristo, inginocchiandoti o prostrandoti brevemente, prima di salutare i Santi e di prendere posto. Se sei maschio e porti il cappello scopriti la testa, in segno di rispetto verso Colui che è al di sopra di te. Vestiti in modo tale da non distrarre o dare fastidio ai tuoi fratelli e sorelle di fede, che entrano qui per pregare e desiderano trovare un ambiente diverso da quello del mondo.
La gomma o la caramella che avevi in bocca, lasciala fuori.
Ricordati di spegnere il telefono cellulare.
Il silenzio è fondamentale perché tu e gli altri possiate ascoltare la voce di un Dio che parla con amore e dolcemente al nostro cuore.
I libri di preghiera o di canto, non sono da dare ai bambini perché si intrattengano, ma usali per la preghiera ed insegna loro a fare altrettanto. E poi tieni presente che la tua preghiera viene accolta dal Signore, se fatta col cuore umile, quindi riconosci la tua povertà e affidati a Dio.
Prega anche per noi sacerdoti, poveri peccatori come te!
Buona preghiera
IL VANGELO: UN ANNUNCIO DI FELICITÀ
+ Domenico Sigalini
Premessa
Il nostro corso si pone come obiettivo di creare degli annunciatori. Di che cosa? Del nostro modo di vivere? Delle nostre abitudini?dei nostri schemi di vita pur belli e di cui siamo convinti? Della nostra compagnia? Del nostro giro di amici? E’ importante chiarirci di chi vogliamo essere annunciatori, di chi vogliamo innamorare, quale è il centro che motiva ogni nostro sforzo, ogni nostro andare per le strade con coraggio a dire, a far capire, a intrattenere, o a dialogare e convincere gli amici, o a condividere le sofferenze e le gioie della vita. In nome di chi? Chi ci muove? Che cosa arde nel nostro cuore? Potremmo allargare il discorso a vedere il perché del nostro essere qui, come ci siamo decisi a metterci nelle file della chiesa in termini non anonimi. Facciamo tanta fatica a scuola, a casa, tra gli amici, in pizzeria a testimoniare la vita cristiana, per esempio a inventare qualcosa di bello per opporci alla banalizzazione della festa dei santi con le idiozie di alloween. Eppure siamo qui ad apprendere capacità di annuncio e non sopportazione della vita cristiana.
Voglio essere felice
Un giorno a Gesù si è avvicinato un giovane che gli ha chiesto; voglio essere felice, voglio una vita piena, sono stufo delle mezze misure, non ne posso più di questa vita fatta di spinelli, alcool, cocaina, esasperazione della sessualità, denaro e idiozie, maschere e apparenze. Voglio una vita piena. Ce l’hai una ricetta? Non mi dire che devo andare a messa tutti i giorni o che devo dire le preghiere mattino e sera o che devo ascoltare i miei genitori… Quando ho tentato di farlo non ne ho ricavato niente, anzi mi si è alzata la depressione. Nella vita non trovo nessun senso. Mi pare tutta costruita e imposta. Ho libertà di fare quel che voglio, ma non so che cosa fare.
Quale è il segreto della felicità?
Gesù un giorno affronta di petto queste domande e convoca una conferenza stampa, non nella solita hall di un albergo, ma su una collina, nell’erba alta; i giornalisti e le televisioni devono arrancare in un luogo un po’ fuori mano, lontano dalla strada, ma il panorama è stupendo. Laggiù si distende il lago. Qui c’è una pace infinita e comincia:
Volete sapere chi sono le persone felici? Ve lo dico io.
- Sono felici i poveri, non devono vegliare notte e giorno per difendere niente e sono padroni del cielo e della terra. Dio si è impegnato per loro a farli governare;
- sono felici gli afflitti, sì proprio quelli che non riescono mai a tirare il fiato perché subiscono una disgrazia dietro l’altra. Dio è sempre dalla loro parte, raccoglie le loro lacrime e ne fa un mare di serenità;
- sono beati i miti, quelli che non sanno arrabbiarsi mai, perché se hanno qualcosa da rimproverare è solo a se stessi. Dio, mio padre, ha bisogno di governare il mondo e ha deciso di incaricare proprio questi;
- sono felici gli affamati, che non trovano niente che li sazi, per loro non c’è nessuna situazione umana che realizzi piena giustizia. Dio li vede non attaccati a niente e li riempie della sua vita;
- sono felici i misericordiosi, quelli che hanno un cuore in cui tutti possono scavare amore, perdono, comprensione; nel dare trovano una gioia impensabile a chi si tiene tutto stretto per egoismo e per sfiducia nella vita.
- sono felici da non credere i puri, quelli che ti guardano negli occhi, sanno stare mano nella mano, ti sanno coccolare, non stanno a sfruttare l’occasione, a indovinare le debolezze per rubarti la vita, non ti chiedono prove, non si sono fatti un progetto in cui devono inscatolarti; sanno aspettare che l’amore cresca, si compia, maturi.
- beati quelli che portano pace, quelli che non temono di sfilare sotto nessuna bandiera purché finiscano le guerre, si spengano gli odi, si blocchino le ritorsioni, vadano in bancarotta i fabbricanti di armi, quelli che sanno far pace nel loro cuore e tendono al cuore di tutti e sanno pagare e passare per imbecilli pur di spuntare anche solo un coltello;
- beati quelli che sono sempre presi di mira e privati della propria libertà, subiscono persecuzione, perché sono dei veri trasgressivi dell’ingiustizia; sanno che Dio li ascolta
- beati tutti quelli che sanno prendere posizione per me: sarete insultati, messi fuori giro, davanti a voi spegneranno le dirette televisive, non sarete trend, dovrete sempre ricominciare da capo. Ma sappiate che io sarò sempre lì con voi, Io nella mia vita ho sempre fatto così e voglio essere la vostra felicità. Io, non le mie cose, o i miei pensieri, io nel massimo dell’intimità della vita.
Queste strade di felicità che vi ho indicato non sono le mie idee, ma sono io stesso, la mia persona, la stessa Trinità che regola l’universo.
Evangelizzare significa proporre la strada
della felicità che è Gesù.
Il Vangelo è Gesù.
La nostra unica speranza è Gesù, il centro delle nostre aspirazioni è Gesù. Lui vogliamo mettere al primo posto nella nostra vita, conoscerlo, amarlo, obbedirgli, ascoltarlo, farlo conoscere. Lui è un uomo come noi. L’essere Figlio di Dio non gli toglie la dignità di essere uomo, di condividere con noi tutte le gioie e le debolezze dell’umanità, lo sforzo della crescita, il dono della condivisione, la prova della sofferenza, i tenui sentimenti dell’amicizia, l’ardore della gioia di vivere, la luce negli occhi per una scelta d’amore, la passione per una causa, la sofferenza della solitudine. Solo il peccato non condivide della nostra vita, perché Lui è l’amore fatto persona, Dio fatto uomo. Ogni nostra casa è la casa di Gesù, ogni nostro progetto lo affidiamo a Lui. La nostra comunità dice ordine a lui. Le nostre parrocchie ci sono per Gesù. Lui è la buona notizia per ogni uomo, lui è il vangelo.
- Il Vangelo è una luce nitida e gioiosa che si può accendere nella vita di ogni persona per offrirgli un orientamento, dargli forza, fargli compagnia con fedeltà. C’è nel mondo una sete di Dio e una voglia di vivere che occorre esaudire; ci sono angosce e tensioni, gioie semplici e piccole soddisfazioni della vita quotidiana, pentimenti, rimorsi, aspirazioni a una vita nuova che hanno bisogno di essere caricate di senso. Il vangelo gliene offre alla grande
- Il Vangelo è Gesù che passa ancora una volta per le strade del mondo come passava lungo le rive del lago di Galilea o le strade della Palestina. E’ la sua voce quotidiana che chiama, sradica dal male, dà speranza, fa apprezzare la vita e distacca dal torpore cui in molti si stanno adattando.
- Il Vangelo offre le parole per dare sfogo alla voglia di pregare che hanno tante persone e che vorrebbero dialogare con qualcuno che sentono vuole loro bene. Tutti hanno bisogno di un papà e il vangelo è l’insieme dei dialoghi di Gesù con suo Papà
- Il Vangelo, con la vita vera che pulsa dentro, aiuta le persone a superare i rischi più comuni di una giornata qualunque che sono quelli di cambiare la nostra amicizia in abitudine, il nostro amore in possesso, il nostro lavoro in affanno, le nostre attese in angoscia, la nostra vita quotidiana in sopportazione, la nostra creatività in capriccio, i nostri dialoghi in processi, le nostre stesse preghiere in lamenti.
- Il Vangelo risponde all’attesa di un futuro di pace, alla speranza di perdono per i continui tradimenti della vita e forza per le spinte verso il bene che lo Spirito non fa mai mancare e che per la nostra pesantezza e superficialità sono percepite con difficoltà.
- Avere Il Vangelo è sapere dove sta il centro della nostra vita di credenti, contare su una guida sicura nelle scelte quotidiane, sentirci rafforzati nelle prove, saper guardare alla croce e al Crocifisso con la speranza della risurrezione, incontrare Lui, il risorto, per le nostre strade. Spesso è trasfigurazione della vita, senza rifugio in tende consolatorie, con un velo di lacrime sugli occhi, ma con la certezza che nella croce c’è una compagnia, una forza, una spinta, un perdono per il peccato, una guarigione per l’ infermità, la depressione.
- Farsi Accompagnare dal Vangelo è offrire a tutti la vera vita cristiana, prima di ogni struttura o organizzazione; è vivere la vita da chiamati e non da impiegati, è guardare alla storia come un capitolo dell’avvento del Regno di Dio e non come la palestra in cui i malvagi si allenano per dominare.
- Il vangelo è il primo e vero testo formativo di ogni famiglia, di ogni parrocchia, di ogni associazione o movimento o gruppo di cristiani, prima di ogni mediazione, di ogni schema e di ogni scambio di esperienze. E’ lì, persona e parola, spada a doppio taglio e balsamo, punto di riferimento e forza per partire. E’ da tenere nella bisaccia della vita, sul cruscotto dell’automobile o nella borsa della spesa, nello zaino della scuola o nella sacca del lavoro.
- Il vangelo è soprattutto offrire al cuore di tutti la bellezza dell’incontro con un innamorato, la lettera, la telefonata, la certezza che sa di stare a cuore a colui che ama, a Gesù, e gli parla, lo incontra ogni giorno senza nessuna pretesa o richiesta o vantaggio: solo per amore.
Il vangelo è decisione radicale di stare dalla parte della verità e della felicità.
Quale sarà quest’anno il modello vincente, il trend che spopolerà le spiagge, le discoteche, i campi di calcio, le curve del gran premio, le olimpiadi di Pechino, le nuove fiction? Sono più attraente in questa posa, con questo angolo di luce, con questo foulard o meglio seduto in diagonale? Qualcuno studia a tavolino e crea la sete e altri abboccano e rendono concreto. Non sono sempre delle gran novità, si gira costantemente attorno a soldi, forza, fascino, sex-appeal, fortuna, sorriso, linea, successo…
Lui, Gesù, è uno che va controcorrente.
Radicale e innamorato perso.
Non doveva andare al tempio quel sabato perché erano già in giro a cercarlo, gli antesignani della Gestapo, della CIA e del KGB erano al lavoro di intelligence. Ma lui va lo stesso e nemmeno si nasconde tanto. Parla, discute, provoca e arriva sulla spianata. Lo volete comperare un vitello per fare la vostra offerta? Pieni di peccati come siete, venite al Tempio e fate finta di essere a posto! Credete che Dio sia cieco? Forza, scucite quei quattro soldi che avete rubato vendendo i poveri per un paio di sandali e che usereste con qualche altra prostituta e dateli in offerta. Vi cambiamo anche le valute e a buon prezzo; il guadagno che vi può sembrare ingiusto v nelle casse del tempio, resta sempre a casa madre…
Un Dio ridotto a totem da propiziarsi, a idolo da placare, a buona coscienza da ricucire senza cambiare niente. Un essere che, siccome sta alto nei sondaggi, è bene tenersi buono. Un Dio che ha già deciso di stare dalla parte dei furfanti, che non conosce il debole grido del povero, che si è costruito la sua corte, che ha spento ogni alito di vita, che, al massimo, è un giusto mercante: tanto mi hai dato, tanto ti devo. Gesù non ce la fa più. Suo Padre non può essere infangato così. Gli risuona ancora nel cuore quella domanda che fin dall’eternità ha deciso l’avventura della sua vita: “Chi manderò io, chi andrà per noi? Eccomi, manda me a tentare di parlare al cuore dell’uomo che ha chiuso ogni orecchio alla tua parola. So che il tuo amore di Padre sta rincorrendo gli uomini, sta decifrando ogni minima disponibilità al tuo piano di amore, sta chiamando uomini e donne a dire un sì generoso alla tua grazia. So che ogni giorno torni in soffitta a guardare se dal viale alberato di ogni tua casa spunta il figlio che ti ha abbandonato per quattro lenticchie. Ti sento supplicare quell’altro che invece ti sta addosso, ma per i tuoi vitelli, non per te. “Figlio quello che è mio è tuo”, ma non gli importa niente. So che se anche una madre si dimenticasse di suo figlio, tu non ti puoi dimenticare di nessuno. E’ troppo stridente il contrasto, con questo mercato, con tutti questi nasdaq, mibtel e numtel che stanno al posto di una serena intimità. Tutto all’aria deve andare. Pagherò tutto, lo pagherò presto, ma sono innamorato perso di mio Padre. Mi bastano le sue braccia, il suo volto, la nostalgia che ha di me. Gesù ha la lucidità della visione dei fatti che è caratteristica di ogni giovane, in un paio di anni si era fatta anche una giusta conoscenza delle ragioni del declino della religione dei padri e aveva trovato le cause oltre che nel cuore di tutti, assopito e ingabbiato dall’egoismo, anche nella mentalità dei creatori di cultura, i farisei. Praticavano tutte le sere Porta a Porta, andavano a tutti i talk show, Maurizio Costanzo, la Sette, Sat2000, perfino a Zelig venivano invitati tanto erano capaci di costruire mentalità. E lancia i suoi guai: ipocriti, guide cieche, talebani, sepolcri imbiancati, sguatteri di lavandini sbrecciati, azzeccagarbugli, serpenti, razza di vipere, buttamassi dalle autostrade della vita. Non c’è che da leggere il capitolo 23 Matteo per rendersi conto della forza e del coraggio di Gesù. Si firmava la sua condanna, ma aveva nel cuore il Regno di Dio che non può subire continuamente scippi di perbenismo, qualunque esso sia. Non gridava allo scandalo, ma alla possibilità di prendere coscienza di sé e degli altri, del male che ti rende schiavo e che non ha certo bisogno di silenzio complice per essere vinto. Era sempre il prudentissimo, il dolcissimo, il donato per sempre alla causa di Dio.
Radicale e vincitore
E alla fine lo fanno proprio fuori, lo uccidono nel più crudele dei modi. Morto proprio, senza più niente da fare. Discesa agli inferi dicono le sacre scritture. Partito, non ci sta più. Non è una sospensione, un momento di apnea dell’esistenza. La vita umana è chiusa. Non c’è più niente di quello che si può chiamare vita. E’ la sensazione che hai quando sei davanti al corpo senza vita di un amico con cui fino a un’ora prima hai giocato, ballato, sballato e bevuto. Le donne ne sono pienamente convinte tanto che stanno a calcolare quanti chili di aromi sono necessari per fissarlo in questa immobilità, perché anche questo corpo senza vita presto marcirà e sarà insopportabile da vedere. Guardando quel corpo disarticolato ti passa subito la sbornia e ti svegli senza un senso comprensibile. Non c’è più. E’ finito un pezzo della tua vita e tutto il pezzo intero della sua. Domani sarà senza lui, senza lei. Non ci posso credere! Non ci sono altri modi di pensare, di sperare. Ogni tanto ti distrai, perché chi ti accosta ti offre la sua amicizia, i suoi sentimenti, ti tocca, ti sta vicino, ti distoglie. Ma ripiombi subito nella realtà. Non c’è più. E’ possibile una trasgressione anche qui? E’ possibile andare contro, buttare all’aria tutto, andarsene, rompere come ha fatto con la legge, come ho fatto coi miei genitori, come ho fatto quella volta che ho mandato al diavolo il mio datore di lavoro che mi pagava anche bene, ma sempre in nero e con una catena girata tre volte attorno alla mia vita, ai miei sentimenti, schiavo nelle idee, provocato sempre a dire che aveva ragione, anche se non la si vedeva nemmeno col cannocchiale. Ho avuto la forza di rompere le catene e ho ritrovato la libertà anche se di un pollaio, sempre meglio che strisciare e consumare la lingua a leccare. E’ possibile ribellarmi a questa morte, scriverne la condanna, disposto a pagare tutti i costi; so pagare per quel che voglio e mi dà gioia. Lui ha potuto. Il punto più alto della sua trasgressione, del far scoppiare l’universo intero nelle sue sicurezze, dell’incendiare e far saltare in aria tutti gli apparati di morte degli uomini lui l’ha raggiunto.Ha minato il Pentagono, ha minato tutti gli eserciti, ha minato gli arsenali, le armi intelligenti e quelle stupide, ma sempre troppe, e ha vinto. La risurrezione è la sua trasgressione più grande. Ha spuntato le armi alla morte, all’odio. Un dono “insperato”del Padre, un cambiamento radicale della creazione dell’universo e dell’uomo, della vita e della storia. E’ risorto.
Non è un fantasma, una sorta di presenza da x-file.
Non è la forza del ricordo. Non è un morto ritornato in vita. Lazzaro ci ha sorpreso, ma ha spostato solo la data della sua morte. Lui c’è ed è in vita, una vita nuova piena, inedita: quella di prima tutta in carne, pelle, ossa, corpo e sentimenti, sguardi e affetti, ma radicalmente nuova, inserita in una esplosiva novità. È un modello nuovo di vivente, l’apice cui doveva giungere la vita, da quando Dio l’aveva creata. Ed è vita definitiva per tutti noi.Ogni parabola, ogni pezzo di vangelo va dritto al cuore, non ti addormenta, ma di fa stare con gli occhi aperti dalla gioia.Questo noi vogliamo annunciare, far conoscere, far sapere.Per far questo occorre andare oltre le nostre stagnazioni e i sonniferi che abbiamo imposto alla nostra esperienza di vita cristiana.Se stasera fossimo riusciti ad accendere ancora una volta la voglia di stare con Gesù, abbiamo già iniziato bene il nostro cammino.
Don Domenico Sigalini
Vescovo di Palestrina
PERCHÈ IL CATECHISMO?
“Nascondere Dio ad un ragazzo è il più grave reato che un educatore possa commettere” (Mons. Antonio Riboldi)
Non permettere che possa incontrarlo, fin da piccolo, è uno degli errori più gravi. Dio sviluppa l’uomo, lo costruisce.
Dio vuole uomini “grandi” e non solo “grossi”. Grazie siano rese al Signore che tocca il vostro cuore e da genitori cristiani, permettete che il vostro figlio/figlia, conosca Gesù e impari ad amarlo sempre più.
Li mandiamo a catechismo perchè...
Li mandiamo al catechismo non per conformismo (“così fan tutti”), non per tradizione (“ci siamo andati anche noi”), non per imposizione (“se non frequentano non possono fare la Prima Comunione, la Cresima..”); neppure li mandiamo perché imparino a star buoni (noi non ci riusciamo).Li mandiamo perché l’uomo ha bisogno di UNO che dia senso pieno alla vita. Senza Dio, la vita, nei momenti più seri, diventa invivibile, non sottovalutiamolo. Uno degli sbagli dalle conseguenze più pesanti è quello di sottovalutare Dio. Dio è punto di riferimento vero, conforto, speranza. Senza Dio, la vita sarebbe una fatica inutile e la morte un tunnel senza speranza.Il catechismo regala Dio ai vostri figli.
Chi sono i catechisti/e
I catechisti sono persone che si preparano gli incontri, parlano, qualche volta urlano anche…: tutto gratis! I catechisti sono persone che hanno una buona dose di coraggio. Ci vuole un bel coraggio, infatti, a parlare ai ragazzi d’oggi che non stanno fermi un minuto, ai ragazzi televisivi che continuamente cambiano canale mentale. Ci vuole coraggio a “farli studiare” senza registri, senza giudizi, senza castighi. I catechisti sono persone che non dicono “certe cose”, ma “COSE CERTE” che illuminano la vita e la orientano. Non guardiamoli come persone che rubano un ora pomeridiana al figlio, ma come coloro che aiutano a dare significato al tempo e alle attività da loro vissute.
Cosa insegnano i catechisti
Il maestro insegna a “sapere”,
il catechista insegna a “vivere”.
Il maestro dà la “scienza”,
il catechista dà “SAPIENZA”.
Il maestro fa conoscere la terra,
il catechista fa conoscere anche il cielo.
Il catechista parla di Dio, parla di Cristo l’uomo perfetto,
seguendo il quale ci facciamo più uomini.
Abbiamo bisogno di voi
Di voi genitori, senza il vostro appoggio, senza il vostro aiuto, la nostra opera svanisce, in gran parte. Senza di voi, il catechismo non è che un cerotto che presto si butta via. Dateci una mano. Per favore, collaboriamo! Siamo sempre disponibili ad incontrarvi.
Vi aspettiamo.
Grazie!
Il Parroco e le catechiste
È importante che i vostri figli non siano lasciati soli nel loro cammino, per questo vi proponiamo alcuni momenti di incontro. Non saranno molti proprio perché non vogliamo stancarvi, ma è un momento di riflessione che fa bene alla nostra fede. Le date degli incontri vi saranno comunicate in tempo di volta in volta. Gesù e noi vi aspettiamo con gioia!
PERCHÉ ADORARE DIO?
Oggi c'è un grande desiderio di ogni cristiano di capire e quanto sia importante, il mettersi davanti al nostro Dio, in atteggiamento continuo di perfetta adorazione, come segno di una fede che accoglie la presenza di Dio in mezzo agli uomini, e si chima per ringraziare e mettere la propria vita nelle mani del Dio dell'Amore. A questo proposito vi offro una semplice riflessione che aiuti a capire anche a noi perchè è importante adorare Dio. Davanti a ciò che è veramente bello, sublime, maestoso, mancano le parole; possiamo solo far silenzio. Chi non ha sentito la propria piccolezza guardando l'infinito di un cielo stellato? Eppure, questo Dio tanto grande, tanto potente, giudice di tutti, è anche colui che si è rivelato agli uomini come il Dio d'amore e nel quale possiamo confidare. Possiamo dunque inchinarci con ammirazione davanti a colui che supera tutto quello che può essere espresso.
Questa è l'adorazione.
Poche parole, ma con l'anima ripiena della grandezza e dell'amore insondabile di Dio. Adorare consiste nel rendere onore, omaggio, esprimere la sottomissione, l'ammirazione a Dio. Nella Bibbia, il verbo tradotto con "adorare" evoca il gesto d'inchinarsi, prostrarsi con un sentimento di profondo rispetto. Solo Dio ha diritto alla nostra adorazione. Questa si esprime con parole o in silenzio, ma sempre con la nostra sottomissione rispettosa davanti a lui, riconosciuto come infinitamente superiore all'uomo, infinitamente giusto e buono. Adorare non è un'attività facoltativa per noi, creature. E' un dovere verso Dio e, nello stesso tempo, un grande privilegio. L'adorazione si rivolge a Dio Padre ed anche al Figlio che ha rivelato il Padre in tutto quello che è: Luce e Amore. E' per mezzo di Gesù che la nostra lode sale al Padre. Iniziata sulla terra, l'adorazione continuerà in perfezione nel cielo, e per l'eternità.
"Adoriamo e inchiniamoci,
inginocchiamoci davanti al Signore che ci ha fatti
Poichè egli è il nostro Dio." (Salmo 95,6-7)
"A Colui che siede sul trono, e all'Agnello,
siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza,
nei secoli dei secoli" (Apocalisse 5,13)
DIVENTARE ADORATORI
(Questo articolo è tratto dal libro Scoprire l'adorazione di Bob Sorge)
Attraverso la dichiarazione di Gesù, sappiamo che il Padre cerca adoratori (vedete Giovanni 4:23) e che gradisce lo stile di vita dei veri adoratori...
Esaminiamo insieme, allora, questo passo in Luca 7:36-50 per vedere più chiaramente le qualità che caratterizzano l'adoratore.
Alcune qualità di un adoratore
LUCA 7:35-50
"Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigarli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio. Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò disse fra sè: "Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perchè è una peccatrice". E Gesù...voltandosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli... Perciò ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati"... La tua fede ti ha salvata; và in pace".
L'adoratore è un generoso donatore
La prima lezione che si può imparare da questo racconto è che l'adoratore è un generoso donatore. Questa donna diede a Gesù un olio profumato di gran valore; il suo costo equivaleva circa al salario di un anno. ...l'unico modo per aprirlo era romperlo. Inoltre, una volta rotto, tutto il suo contenuto doveva essere usato. La donna del nostro racconto non esitò anche se sapeva bene che portando il vaso di profumo a Gesù, non poteva dargliene solo una parte ma doveva darlo tutto. Sì, o tutto o niente! Che gesto d'amore generoso e bello! E' allora biblico portare un dono quando andiamo ad adorare Dio.
salmo 96:8-9 esorta: "Portategli offerte e venite nei suoi cortili. Prostratevi davanti all'Eterno nello splendore della sua santità" (Nuova Diodati).
Secondo il sistema sacrificale dell'Antico Testamento, gli adoratori dovevano portare un agnello (o un capretto, un montone o due tortore). Non potevano andare davanti a Dio senza un dono da offrirgli. "Nessuno si presenterà davanti a me a mani vuote" (Esodo 23:15).
Alcuni credenti pensano di poter adorare anche se non danno, per esempio, la decima e cercano di scroccare perfino nel regno di Dio dimenticando che "gli scrocconi spirituali" non potranno mai sperimentare le gioie del vero adoratore...
L'adoratore può essere profondamente commosso
Ma torniamo alla donna che alla presenza di Gesù piangeva e manifestava un cuore profondamente commosso davanti al suo Signore, un cuore ravveduto, sottomesso e sincero. Questa non è una commedia! Oggi le attrici di Hollywood riescono a piangere facilmente e senza emozioni, però le lacrime di questa donna erano proprio genuine. Personalmente devo confessare che sono poche le volte che riesco a commuovermi davanti a Dio, perchè come uomo mi è difficile piangere e ciò mi preoccupa. Gli dico: "Signore, il mio cuore è troppo duro davanti a Te? Desidero aver un cuore rotto e tenero nella Tua presenza!" I momenti di adorazione più significativi per me sono quelli in cui piango davanti al Signore perchè la contrizione e il pianto sono veramente elementi chiave nell'adorazione...
L'adoratore può essere criticato
Un altro aspetto dell'adorazione si comprende nel pensiero dispregiativo di Simone: "Costui se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perchè è una peccatrice" (Luca 6:39).
L'adoratore riceverà senz'altro la critica di alcuni e l'approvazione di altri. Quando per esempio, Davide, vestito di un efod di lino, accompagnava l'arca del patto a Sion e danzava con forza davanti al Signore, Mical (sua moglie) gli andò incontro e disse: "Bell'onore si è fatto oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi come si scoprirebbe un uomo da nulla!" (II Samuele 6:20).
A motivo di questa sua critica Mical fu sterile fino al giorno della sua morte. Così stiamo attenti e non critichiamo gli atti genuini d'adorazione perchè rischiamo la sterilità spirituale. Nella chiesa di oggi l'adorazione è spesso argomento di controversia tanto che alcune comunità si sono addirittura divise a causa delle questioni intorno ad essa. La vera adorazione suscita la critica degli sterili spirituali ma gli adoratori autentici sono pronti a pagarne il prezzo!
L'adoratore può essere libero dal senso di colpa
Le ultime parole di Gesù: "I tuoi peccati sono perdonati" contengono una lezione meravigliosa; la donna ha prima adorato e poi ha ricevuto perdono e purificazione. Ecco il punto: anche se c'è il peccato nella nostra vita, è possibile avvicinarci a Dio in adorazione per poi trovare purificazione. Troppe volte comunque, permettiamo ad un sentimento di colpa di rubarci questa benedizione e lottiamo con la condanna. Siamo così esperti nell'autocondanna che se non abbiamo un motivo per sentirci colpevoli ne inventiamo subito un altro! Il comandamento di Gesù: "Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5:48), sembra impossibile da raggiungere. "E' veramente possibile essere liberati dai lacci della colpa e della condanna e adorare il Signore in libertà e santità!" Non c'è niente che possa indebolire così fortemente la nostra testimonianza come la condanna e il senso di colpa. Infatti, questa è una delle principali ragioni per cui molti degli eletti di Dio rimangono lontani dal vivere vittoriosamente la vita cristiana. Eppure è veramente possibile essere liberati dai lacci della colpa e della condanna ed adorare il Signore in libertà e santità!
Romani 8:1 risuona con forza e chiarezza: "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" - punto e basta...
Ci fu un periodo della mia vita in cui lottavo con un peccato specifico e ricorrente che avevo difficoltà a scofiggere. Quanta colpa sentivo ogni volta che cercavo di adorare! Non riuscivo a trovare liberà nel mio spirito perchè mi sentivo un fallimento davanti a Dio. Mi sono allontanato dal Signore pensando addirittura, che Egli non volesse avere comunione con un Suo figlio dominato dal peccato e per anni la colpa e la condanna mi hanno impedito di godere le benedizioni della comunione costante con mio Padre! Ho imparato che non devo permettere al peccato di bloccare l'intima comunione con Dio. Il peccato nella nostra vita non sorprende affatto Dio ed Egli non ci condanna e non ci respinge neanche quando pecchiamo. Dio ci convince di peccato ma non ci condanna mai... Ecco l'affermazione di Gesù alla donna colta in adulterio, dopo che i suoi accusatori se ne erano andati uno dopo l'altro: "Neppure io ti condanno; và e non peccare più" (Giovanni 8:11).
Il senso di colpa e la condanna sono gli impedimenti più grandi nei culti d'adorazione e da troppo tempo viene suggerita la soluzione sbagliata! Ci dicono: "Prima dovete ravvedervi davanti al Signore, ricevere il Suo perdono e poi venire all'adorazione". Dio non ci ha mai detto così: questa è la soluzione umana... Gesù perdonò questa donna peccatrice dopo che lei aveva adorato il Signore in un modo bellissimo ed eloquente. Ecco il giusto ordine: prima adorò e poi fu perdonata...! L'unica occasione in cui non è appropriato adorare Dio con il peccato nella propria vita, è quando non si ha l'intenzione di cambiare... Spesso accade che nel momento in cui ci troviamo nel dolore della colpa e della condanna, ci allontaniamo e ci nascondiamo dalla fonte di guarigione e perdono. La condanna ci porta via dall'unico balsamo che potrebbe risanare la nostra anima!
Atteggiamenti che impediscono l'adorazione
Superiamo gli atteggiamenti che impediscono l'adorazione!
Un senso di colpa
Oltre alla condanna ed al senso di colpa (vedete sopra), rimangono molte altre insidie ed impedimenti per l'adorazione. Il deterrente principale dell'adorazione si trova negli atteggiamenti sbagliati della mente e del cuore.
L'orgoglio
L'orgoglio è senza dubbio l'ostacolo più grande all'adorazione ed è ciò che ha rovinato più culti che tutte le forze dell'inferno insieme... Ricordiamoci che l'essenza dell'adorazione è la sottomissione e l'umiltà, infatti, adorare significa abbassare noi stessi e innalzare Dio. Eppure abbiamo sviluppato la capacità straordinaria di adorare Dio senza sacrificare la nostra compostezza... L'orgoglio è molto sensibile ai giudizi altrui nell'adorazione e proprio nel momento in cui il Signore dovrebbe prendere il primo posto, ci preoccupiamo più dell'opinione degli uomini che di quella di Dio... E' importante che si partecipi all'adorazione specialmente quando non ci si sente di farlo perchè se lasciamo che i nostri sentimenti controllino l'adorazione, non otterremo mai la vittoria nel nostro cammino cristiano. Noi non adoriamo perchè ci sentiamo di farlo, ma perchè Gesù Cristo ne è degno!
La presunzione
Un altro atteggiamento sbagliato nell'adorazione è quello della presunzione. In modo frivolo e leggero arriviamo al culto d'adorazione dicendo: "Ciao, Dio, è buono stare di nuovo con Te questa settimana". Vantiamo il diritto di avvicinarci a Lui anche se abbiamo vissuto egoisticamente tutta la settimana e pretendiamo la grazia di Dio aspettando che lo Spirirto Suo ci benedica copiosamente senza nessun sacrificio, senza nessun impegno nella preghiera e senza nessum pentimento da parte nostra.
Lo spettatorismo
Un altro male che può affliggere l'adorazione è lo "spettatorismo". E' facile che siamo così tanto trascinati nell'osservare tutto ciò che succede nel culto che non adoriamo affatto! L'Apostolo Paolo, nelle sue epistole, non ha mai menzionato il "ministero dello spettatore", ma siamo stati tutti chiamati a partecipare attivamente...
Il sentimentalismo
Anche il sentimentalismo può ostacolare l'adorazione: quello che nasce quando la musica ci appassiona più del messaggio dei canti. I canti più familiari possono diventare sentimentali per noi e perdono la capacità di stimolare la nostra mente verso l'adorazione. Chi guida la lode deve considerare la potente influenza che la musica ha sulle emozioni e deve scegliere canti che non diamo solo una risposta a livello emotivo ma che tocchino tutto il nostro essere: corpo, anima, spirito. Dio sa bene che siamo catturati facilmente da una bellissima melodia ma che facciamo poca attenzione alle parole e, perciò, ogni tanto mentre lodiamo, dovremmo chiederci se stiamo trascurando il messaggio del canto che può trasformarci...
L'ipocrisia
Un altro atteggiamento sbagliato nell'adorazione è fingere la devozione, cioè pronunciare le parole di un canto sapendo che il nostro cuore non partecipa al messaggio, nulla è più ripugnante per il Signore dell'indifferenza e dell'ipocrisia. Durante un'epoca della storia d'Israele, il popolo faceva sacrifici agli dèi pagani e poi andava ad offrire anche dei sacrifici a Dio. Notate ciò che Dio disse tramite il profeta Amos: "Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni. Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza. Allontana da me il rumore dei tuoi canti! Non voglio più sentire il suono delle tue cetre!" (Amos 5:21-23).
Dio preferisce vederci con la bocca chiusa piuttosto che sentire la nostra adorazione priva di sincerità.
La paura della manipolazione
Un altro atteggiamento pericoloso è la paura della manipolazione.C'è chi dice: "Non permetto che questo leader mi spinga. Voglio proprio vedere se riesce a farmi rispondere alla sua guida!" E' irrilevante vedere se l'approccio di chi guida l'adorazione sia appropriato o meno, infatti, spesso il vero problema è il rifiuto di adorare solo perchè il modo in cui guida quella persona ci irrita. Dio rimane degno dell'adorazione nonostante i limiti dei conduttori.
La paura di provare cose nuove
Un ultimo atteggiamento che bisogna cambiare, è quello nascosto nelle ultime parole d'una chiesa morente: "Noi non abbiamo mai fatto così". Proprio per questo motivo dobbiamo farlo! Sicuramente l'adorazione andrà migliorando se ci sforziamo di provare delle cose nuove e se siamo disposti a scoprire tutto ciò che Dio vuole insegnarci riguardo ad essa. Diventare un adoratore è un privilegio e una sfida ma è, soprattutto, ciò che diletta il cuore di Dio più di ogni altra cosa.