STORIA

 

San Giorgio è venerato come santo e martire dalla quasi totalità delle chiese cristiane che ammettono il culto dei santi ed è chiamato "megalomartire".[1]

San Giorgio è inoltre onorato dai musulmani. Visse nel III secolo e morì prima di Costantino I, probabilmente a Lydda (presso l'odierna Jaffa in Palestina), secondo alcune fonti nel 303.

Il suo culto risale al IV secolo.

 

LA VITA

Giorgio era originario della Cappadocia (Turchia), figlio di Geronzio, persiano, e Policromia, cappadoce, nato verso l'anno 280. I genitori lo educarono alla religione cristiana fino al momento in cui entrò nel servizio militare.

Trasferitosi in Palestina, si arruolò nell'esercito dell'imperatore Diocleziano, comportandosi da valoroso soldato fino al punto di giungere a far parte della guardia del corpo dello stesso Diocleziano, divenendo ufficiale delle milizie..

 

«LA LEGGENDA AUREA»

Si narra che in una città chiamata Selem, in Libia, vi era un grande stagno , tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava.

Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno, ma quando queste cominciarono a scarseggiare furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte.

Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, la principessa Silene.

Questi terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli.

Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso lo stagno per essere offerta al drago.

In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell'imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte.

Quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo dalle narici, Giorgio non si spaventò e lo trafisse con la sua lancia , ferendolo e facendolo cadere a terra.

Poi disse alla principessa Silene di non aver timore e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; il quale prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città.

Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro».

Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città trascinato da quattro paia di buoi.

 

CONVERSIONE E MARTIRIO

Il martirio sarebbe avvenuto sotto Diocleziano stesso, il quale convoca settantadue re per decidere che misure prendere contro i cristiani.

Giorgio dona ai poveri tutti i suoi averi, e, davanti alla corte, si confessa cristiano; all'invito dell'imperatore di sacrificare agli dei si rifiuta ed iniziano le numerose scene di martirio.

Catturato, spogliato delle vesti, costretto a mettere i piedi in calzari guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fargli sprizzare fuori il cervello, Giorgio è legato e messo in prigione.

Il Signore gli appare e gli annuncia che la sua passione sarebbe durata sette anni, sarebbe morto tre volte, e sarebbe tre volte risorto prima di salire al cielo.

Viene di nuovo fustigato e rimandato in carcere.

Quando Daziano si accorge che Giorgio è indomabile, convoca il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divide in due un toro con una formula magica, poi offre a Giorgio una bevanda avvelenata, promettendogli che si sarebbe convertito se non ne avesse ricavato alcun male. E ciò accadde.

Atanasio si converte ed è subito messo a morte.

Atanasio viene messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame. Tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Si ode lo scoppio di un tuono e Giorgio risorge.

L’avvenimento provoca la conversione del capo delle guardie e dei suoi soldati, che subito vengono uccisi.

Giorgio è ricondotto in tribunale, gli versano in bocca del piombo fuso e gli piantano in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appendono a testa in giù su un braciere. Infine lo riconducono in prigione.

L’indomani il re Magnenzio giura che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avviene, ma Magnenzio lo attribuisce al dio Apollo e Giorgio distrugge il tempio di questa divinità.

Viene squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece. Un frastuono terribile annuncia la discesa del Signore che, accompagnato da Michele e dai suoi angeli, risuscita Giorgio.

Vinta dalle pene di Giorgio anche la moglie di Daziano, Alessandra, si converte al cristianesimo e viene condannata a sua volta al martirio.

Giorgio viene esposto agli uccelli che lo smembrano, ma per la terza volta risorge. Il giorno dopo – narra Jacopo da Voragine – Giorgio fu condannato alla decapitazione.

Condotto alla porta di ferro il martire prega. Chiede a Dio il fuoco del cielo, che immediatamente divora Daziano e i settantadue re e tutti i pagani presenti. Chiede anche di esaudire tutti coloro che invocano il suo nome.

Il Signore risponde che coloro che venereranno le sue reliquie, saranno esauditi.

Il racconto reca una postilla: “Io, Pasicrate, servo di Giorgio, sono stato presente durante i sette anni della sua passione, ed ho messo per iscritto quanto da lui sofferto. Trentamilanovecento uomini e l’imperatrice Alessandra sono stati da lui convertiti alla fede.”

Le sue reliquie, le quali sono conservate in una cripta sotto la chiesa cristiana (di rito Greco-Ortodosso), presso Lod, cioè Lydda, in Israele.

La grande diffusione del culto di san Giorgio, originariamente venerato in Oriente, si ebbe inizialmente in Europa in conseguenza delle Crociate in Terrasanta, e più precisamente ai tempi della battaglia di Antiochia.

Accadde che, nell'anno 1098, durante una delle più furiose battaglie, i cavalieri crociati e i condottieri inglesi vennero soccorsi dai genovesi i quali ribaltarono l'esito dello scontro e consentirono la presa della città, ritenuta inespugnabile.

Secondo la leggenda il martire si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani in una miracolosa apparizione, accompagnato da splendide e sfolgoranti creature celesti con numerose bandiere in cui campeggiavano croci rosse in campo bianco.

Nel Medioevo la lotta di san Giorgio contro il drago diviene il simbolo della lotta del bene contro il male e per questo il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali. La leggenda del soldato vincitore del drago contribuì al diffondersi del suo culto che divenne popolarissimo in Occidente ed in tutto l'Oriente bizantino, ove è per eccellenza il «grande martire» e il «trionfatore».

Rapidamente egli divenne un santo tra i più venerati in ogni parte del mondo cristiano.

Vari Ordini cavallereschi portano oggi il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti si hanno: l'Ordine della Giarrettiera, l'Ordine Teutonico, l'Ordine Militare di Calatrava; il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, e molti altri.

Il nome di san Giorgio era invocato contro i serpenti velenosi, la peste, la lebbra e la sifilide e, nei paesi slavi, contro le streghe.

A testimonianza dell'ampia diffusione del culto di san Giorgio sono le numerosissime chiese dedicate al suo nome.

 

 

San Giorgio Martire

è patrono di Montecilfone.

La festa liturgica si celebra il 23 aprile.

 

La sua memoria è celebrata in questo giorno anche nei riti siro e bizantino.

Viene onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chiesa.

In Italia il culto per san Giorgio fu assai diffuso e le città e i comuni di cui è patrono sono più di cento, di cui un capoluogo di regione (Campobasso) e due capoluoghi di provincia (Ferrara e Reggio Calabria), inoltre si contano ben ventuno comuni che portano il suo nome.

Dal 1996, dietro autorizzazione ecclesiastica, san Giorgio è il santo protettore delle "Guardie Particolari Giurate".

La sua Croce è simbolo anche di Genova, Bologna e di Milano.

Nella provincia di Ferrara il culto è particolarmente diffuso poiché spesso, nella credenza popolare dell'alto Medioevo, il Po ed altri corsi minori venivano considerati la tana di un drago che san Giorgio avrebbe ucciso salvando gli abitanti. In realtà il drago è stato identificato come metafora della pericolosità delle piene del fiume che rischiavano di distruggere Ferrara e gli altri centri della zona.

Negli altri stati:

In Germania sono a lui dedicate molte acque ritenute miracolose.

San Giorgio è anche patrono dell'Inghilterra, del Portogallo e della Lituania.

A lui Antoni Gaudí dedicò la Casa Batllò a Barcellona. Il santo è posto a protezione della Catalogna e il 23 aprile (in catalano: diada de Sant Jordi) i catalani, con una tradizione che risale probabilmente al secolo XV, festeggiano la giornata degli innamorati, in cui le coppie di amanti, ma anche gli amici, genitori e figli, si regalano delle rose e dei libri.

La festa è molto popolare e, dal punto di vista dei catalani, è anche diventata una rivendicazione della loro cultura e valori nazionali.

Da ricordare ancora che portarono il suo nome sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell'Est europeo. A Malta vi è una "Baia di san Giorgio".

È presente anche sullo stemma di Mosca. È patrono dell'Etiopia e della Georgia.

Altri paesi slavi sostituirono il culto di Jarylo con quello di san Giorgio.

San Giorgio è stato il santo patrono della città croata di Sussak (Sušak).

È inoltre noto che San Giorgio è il patrono dei Rom, i quali lo celebrano il 6 maggio con la loro più importante festa, detta in romanè Gurgevdan (pronuncia: Giurgevdan)

San Giorgio è da sempre considerato santo patrono degli Scout e delle Guide.

Questo non per le origini inglesi del movimento, bensì per la simbologia a lui legata, dei cavalieri e del bene che sconfigge il male. Nella tradizione italiana la Festa di san Giorgio è il giorno del rinnovo dedicato al rinnovo della promessa, proprio per la vicinanza del cerimoniale della promessa a quello della cavalleria.

Nei pressi di questa data spesso vengono organizzate attività intergruppo chiamate Campo San Giorgio, che si svolgono attorno al 23 aprile.

Anche nelle associazioni scout non confessionali (come per esempio quella del britannica) o nel Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani il giorno di san Giorgio viene sempre festeggiato, spesso con una parata.

 

 

 

COMUNI ITALIANI SANTO PATRONO

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COMUNI

San Giorgio è un toponimo comune a diversi comuni italiani:


 

 

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San Giorgio è un toponimo riferito a dei quartieri:

Frazioni

San Giorgio è anche un toponimo riferito a delle frazioni di comuni:

 


 

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