L'EMIGRAZIONE EUROPEA

L'emigrazione europea della seconda metà del XX secolo, invece, aveva come destinazione soprattutto stati europei in crescita come Francia (a partire dagli anni 1850), Svizzera, Belgio (a partire dagli anni 1940) e Germaniaed era considerata da molti, al momento della partenza, come un'emigrazione temporanea - spesso solo di alcuni mesi - nella quale lavorare e guadagnare per costruire, poi, un migliore futuro in Italia. Tuttavia questo fenomeno non si verificò e molti degli emigranti sono rimasti nei paesi di emigrazione.

Lo stato italiano firmò nel 1955 un patto di emigrazione con la Germania con il quale si garantiva il reciproco impegno in materia di migrazioni e che portò quasi tre milioni di italiani a varcare la frontiera in cerca di lavoro.

Al giorno d'oggi sono presenti in Germania circa 650.000 cittadini italiani fino alla quarta generazione, mentre sono più di 500.000 in Svizzera: prevalentemente di origine siciliana, calabrese, abruzzese - molisana e pugliese, ma anche veneta ed emiliana, dei quali molti ormai con doppio passaporto e possibilità di voto in entrambe le nazioni.

In Belgio e Svizzera le comunità italiane restano le più numerose rappresentanze straniere, e nonostante molti facciano rientro in Italia dopo il pensionamento, spesso i figli e i nipoti restano nelle nazioni di nascita, dove hanno ormai messo radici.

Un importante fenomeno di aggregazione che si riscontra in Europa come anche negli altri paesi e continenti meta dei flussi migratori italiani è quello dell'associazionismo di emigrazione.

Associazioni di mutuo soccorso, culturali, di assistenza e di servizio, che hanno costituito un fondamentale punto di riferimento per le collettività emigrate nel difficile percorso di integrazione nei paesi di arrivo.

 

 

 

 

DAL MOLISE.

Sono andate via nel corso di un secolo e mezzo centinaia di migliaia di persone, dissanguando la demografia dei singoli paesi e dell’intera ragione.

Basti pensare che oggi, considerando anche gli oriundi, si calcolano oltre un milione di persone di origine molisana sparse per il mondo (un terzo in Italia) rispetto alle 300 mila residenti in regione.

Su 5 milioni di emigrati muniti di passaporto italiano, ben 130 mila sono molisani. I molisani emigrati - e parte dei loro discendenti - mantengono un legame particolarmente forte con il proprio paese d’origine.

Una fedeltà generalmente incessante, che si materializza anche in atti concreti (pubblicazioni, oboli per le feste patronali, rimesse, associazionismo, ecc.).

Talvolta nei luoghi d’approdo si continuano a rinnovare le celebrazioni di feste e di riti religiosi importati dai paesi d’origine.

Per molti emigrati, però, il luogo d’origine è inteso come “un’idea”, “un ideale”, “un’essenza” che spesso non tiene conto dei cambiamenti apportati costantemente dal tempo e che è frutto di un orgoglio talvolta ostentato in modo eccessivo.

La comunità, comunque, continua a costituire un universo morale e sociale ben definito, coeso, ricco di valori appannati ma ancora vitali: dialetto, gastronomia, tradizioni orali ma soprattutto attaccamento al lavoro, alla famiglia, al dovere. Ancora oggi hanno luogo, nelle nuove generazioni, molti matrimoni tra persone con analoga origine geografica.

DA MONTECILFONE (Campobasso)

l’emigrazione toglie oltre 2 mila persone in un secolo, un migliaio solo dal 1880 al 1922, con le solite rotte verso Argentina e Brasile.

Dopo il 1918 anche verso Usa e Canada.

A San Paolo di Brasile oggi vivono circa 300 oriundi. Altrettanti sono in Argentina.

Negli Usa, comunque, l’italianità è ormai sinonimo di successo in ogni settore.

Oltre a Chicago, l’emigrazione molisana si concentra a Cleveland, a Filadelfia, a Pitzburg., nel New Jersey,

A Bruxelles, Liegi, Challeroix (Belgio) si trovano circa 300 oriundi.

Altrettanti a Berna, Liss, Zurigo, Ginevra, in Svizzera.

Circa 200 Montecilfonesi lavorano in Australia, specie ad Adelaide, a Perth.

IN CANADA l’emigrazione di massa si protrae dal 1945 al 1975.

A Toronto arrivano oltre 400 mila italiani (40 mila i molisani), 200 mila a Montreal (almeno 15 mila i molisani), 40 mila a Vancouver, e quantità minori in altre città.

Molti immigrati italiani vengono accolti da familiari già emigrati anni prima. Ci si orienta soprattutto nel settore dell’edilizia. L’intraprendenza individuale fa crescere in pochi anni il livello economico medio.

Tra gli italiani del Québec vi è una coesione superiore rispetto a quella che esiste tra gli italiani dell’Ontario, della Columbia britannica e delle altre province.

La Regione Molise da diversi anni ha costituito la Consulta regionale per l’emigrazione.

La Provincia di Isernia ha invece istituito nel maggio 2002 lo Sportello per le politiche migratorie, con deliberazione della Giunta provinciale n. 97 del 13 maggio 2002.